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Il rombo del tuono, parte 2:
Sul campo

Da quando i Behemoth delle Isole Frantumate le avevano portato via brutalmente l’amore della sua vita, la Dott.ssa Priyani aveva sempre tenuto alta la guardia. Anche a Ramsgate, cercava tracce di minacce Behemoth ogni volta che metteva piede fuori dalla porta di casa.

E a ragione, perché, come lasciavano intendere i recenti eventi, nessun luogo era davvero sicuro.

Ora, sul quel campo battuto dai venti turbolenti di Capo della Furia, Priyani era particolarmente all’erta. Si era aperta una strada attentamente per evitare gli incrementi di aether e le aree di confluenza. Gli alberi contorti e le ululanti raffiche di vento che annunciavano la tempesta erano i suoi unici compagni. Evitò un mucchio particolarmente grande di teschi di ariete e proseguì il cammino, aetherometro alla mano.

La dottoressa aveva inserito le sue letture e, grazie ad altri Slayer di Ramsgate più in gamba di lei, era riuscita a ottenere tutti i dati che le servivano sulle recenti correnti di aether folgorante. Ora tutto ciò che doveva fare era confrontare le sue scoperte originali con le strane fluttuazioni che risaltavano come Ozz l’Onesto a un funerale ostiense. L’ago dell’aetherometro scattò, sorprendendola e lusingandola con una corrispondenza quasi perfetta.

Priyani si chinò per esaminare una serie di compressioni tipiche sul terreno: tracce di Behemoth.

“Sorrel, vieni qui. Penso di aver trovato qualcosa di interessante.”

“Ti ascolto”, rispose Kat, con la voce parzialmente coperta dal caldo brusio prodotto dalle interferenze della radio-lanterna. “Ma fai in fretta. Quella Tempesta Madre potrebbe peggiorare da un momento all’altro e non voglio certo volare sotto questo cielo quando succederà.”

“È decisamente una specie di Drask, ma se le mie letture sono corrette, è più grande di qualsiasi altro draskide abbia mai visto. Rilevo delle drastiche alterazioni morfologiche e pare che qui l’aether sia molto più potente.” Priyani cambiò posizione: ciò che rilevavano i suoi strumenti non le piaceva per nulla. “Kat”, sussurrò la dottoressa alla Gran Slayer con un tono inconsciamente informale che solitamente avrebbe evitato di usare. “Ho un brutto presentimento.”

“Cioè?”, si allarmò Kat.

“Non ne sono sicura”, la interruppe Priyani. “Mi servono altri dati. Devo analizzare più letture.” Raddrizzò la schiena, scrutando l’orizzonte azzurro e i suoi colori che stavano cambiando rapidamente. “Voglio vedere dove portano.”

“Brutta idea, doc”, rispose Kat. “Eri tu quelle che voleva sbrigare velocemente questa faccenda, ti ricordi?”

Priyani iniziò a irritarsi. “Dobbiamo sapere con cosa abbiamo a che fare. Devo sapere se è tornato.”

“Aspetta ancora un poco. I rinforzi arriveranno da un momento all’altro. Non andare da nessuna parte.”

Priyani aspettò, sforzandosi al massimo di essere paziente, ma non riusciva a mettere a tacere la crescente curiosità che tuonava e ribolliva dentro di lei come una tempesta. La sua ricerca era di primaria importanza. Più cose riusciva a scoprire, più dettagli avrebbero avuto gli altri Slayer per combattere il nemico e, forse, almeno una famiglia sarebbe stata risparmiata dalla piaga dei Behemoth.

Da qualche parte in lontananza, un ringhio alieno si inframmezzò al lamento della burrasca. I fulmini squarciarono il rombo profondo e gutturale della tempesta: un avvertimento a tutti gli invasori proveniente da una tempesta in carne e ossa.

Priyani si voltò verso il suono, preparandosi ad affrontare la tempesta in arrivo. Con cauta determinazione, la direttrice dei Behemothologi si incamminò verso l’orizzonte.